
Alla fine di Shining (il film diretto da Stanley Kubrik) appare un'inquietante quanto enigmatica foto in cui Jack Torrance (Jack Nicholson), impazzito durante la permanenza invernale all'Overlook Hotel, sorride al centro della scena, con la data del 1921, ben prima della sua nascita letteraria: un paradosso temporale che allude alla permanenza ed alla trasformazione del male, pur rimanendo uguale a se stesso, come se fosse legato più al luogo che allo scorrere del tempo. Non so a voi, ma a me l'atmosfera del finale del film ricorda un po' il clima di quest'Italia intontita, che tenta di svegliarsi dall'incubo in cui lo stato sociale viene fatto furiosamente a pezzi da un pazzo sadico, come se ci apprestassimo ad assistere alla vera fine del ventennio fascista. Perché il male non morì a Piazzale Loreto. Sopravvisse, strisciando nei decenni democristiani ed assumendo forme dal volto rassicurante, fino a reincarnarsi a Scalogno Monzese.
